I teutonici Umbra Et Imago non hanno mai goduto di buona stampa, è stato gioco facile per certa critica e anche certo pubblico additarli a fenomeno da baraccone, guitti circensi erotomani, rozzi goticoni persi dietro alla scimmiottatura dei Rammstein, con testi in tedesco incomprensibili ai più (come se il difetto stesse in chi canta nella propria lingua madre e non in chi non la capisce). La band di Karlsruhe è stata anche questo, ma è stata molto altro. Ha giocato con le maschere, ha strizzato l’occhio alla Neue Deutsche Härte, la via più immediata per ottenere visibilità, ma vanta un passato che viene da tutt’altro terreno musicale ed ha una tale varietà di sfumature cromatiche nel proprio carniere da stupire chiunque abbia la voglia e la pazienza di disporsi all’ascolto di una discografia decisamente nutrita. Gli Umbra Et Imago mescolano Dionisio, Freud, Platone, De Sade, politica, animalismo, sessualità, spiritualismo, ribellione, iconoclastia; i loro pattern sonori esprimono malinconia, inquietudine, durezza, severità, dolcezza, sensualità, potenza, marzialità. Guidati dal carismatico Mozart, sono un universo denso ed estremamente affascinante tutto da scoprire. Mandate al diavolo il sarcasmo di chi ne ha scritto e parlato con snobismo, qui c’è vita pulsante, arte ed un songwriting di qualità capace di coniugare atmosfere e concretezza, prosa e poesia.
Contenuti:
1. Freud vs Mozart (1991)
2. Platone vs De Sade (1992)
3. Gotico Erotico (1993 – 1999)
4. Maturità (2000 – 2014)
5. Immortalità (2015 – 2017)
1 – Freud vs Mozart
Narra la leggenda che Carlo III Guglielmo, margravio di Baden-Durlach, impegnato in una caccia cadde esausto nella foresta di Hardtwald, nei dintorni di Durlach. Il suo sonno si popolò di visioni di un castello imperiale dal quale si dipartivano strade in ogni direzione, come raggi solari. Al suo risveglio mise su carta quella planimetria e nel giugno del 1715 venne fondata una città che prese il nome di Karlsruhe – letteralmente “il riposo di Carlo” – il cui primo tassello fu proprio il castello. L’impianto urbanistico di Karlsruhe è tutt’oggi ancora quello, caratterizzato da un cerchio all’interno del quale è custodito il castello e dal quale si dirama una rete di strade radiali in espansione a sud verso la città e a nord verso la foresta di Hardt. Dalla torre del castello, situata nel centro esatto della struttura, si apre la visuale completa di tutti questi raggi, trentadue fra strade e viali, il numero esattamente corrispondente alla divisione della rosa dei venti. La fantasticheria di quel castello deve aver popolato intensamente i sogni di Manuel Munz, futuro frontman e leader degli Umbra Et Imago, così come le numerose manifestazioni di cabaret organizzate nei vari locali cittadini ed in particolare nel Kulturzentrum Tollhaus e nel Sandkorn Theater hanno permeato gli umori della sua futura band, impregnata di quello spirito e più in generale di un umore tipicamente tedesco. Maghi, clown, attori, cantanti, poeti, mimi, acrobati, giocolieri, artisti di ogni risma e sorta sono soliti esibirsi negli angoli di Karlsruhe, protagonisti di continue manifestazioni ed eventi di rilevanza anche mondiale. Gli Umbra Et Imago sono il prodotto di tutto ciò, hanno accolto ognuno di questi aspetti lo restituiscono all’esterno filtrato attraverso la propria personalità e visione artistica.
Il nucleo del gruppo ha origine nel 1991 e fino al 1994 ha una connotazione marcata ed univoca, si colloca nel filone dark electro wave. Munz sceglie l’altisonante nome d’arte Mozart ed inizia la sua personale ricerca nei meandri oscuri della cultura gotica, termine che lui identifica ben oltre i confini musicali. La sua definizione è quella di una “eufonia” (l’opposto della cacofonia, l’effetto piacevole di suoni che si incontrano) tonale, fatta di freddezza, severità e sessualità esplicita, la santa e al contempo blasfema trinità artistica sotto il cui segno si muovono gli Umbra Et Imago. Sesso e musica sono da intendersi come le uniche due esperienze assolute che “permettono alle persone di sentire il cosmo”, che nell’accezione panteistica di Mozart è Dio dunque – per proprietà transitiva – l’opera onnicomprensiva di Dio. Ma cosa c’entra il sesso? Beh, oltre alla identificazione facilmente immaginabile di un orgasmo con il “tutto”, Mozart asseconda l’idea freudiana della centralità del sesso nella comprensione della vita, elemento che la informa, letteralmente le dà “forma”. Non si tratta banalmente di lussuria ed erotismo a buon mercato (che pura abbonda negli spettacoli live della band e all’interno delle immagini grafiche dei loro album), ma di un trade union tra gli Umbra Et Imago ed il proprio pubblico, e tra un essere umano ed ogni altro, un elemento di connessione potente, qualcosa che accomuna tutti, indipendentemente dal colore della pelle, dalla nazionalità, dalle credenze, dal periodo storico e dall’orientamento sessuale. L’elemento più carnale di tutti si fa metafisica, come un raggio di luce che interconnette gli estremi dell’universo nella sua estrema velocità e facilità di raggiungere un punto B partendo da un punto A e mettendoli in comunicazione diretta.
II – Platone vs De Sade
Nella visione di Mozart gli Umbra Et Imago sono qualcosa di “sublime, dark e sexy” (ipse dixit), in altre parole: filosofia, oscurità e vitalismo. Lo stesso monicker scelto tradisce un’impronta fortemente speculativa e riflessiva. Ombra ed immagine, due sembianti, due riflessi (di un’idea platonica), due proiezioni, due estensioni di qualcosa che è in origine, in verità, in essenza, in pienezza. Noi non vediamo che ciò che ne scaturisce, l’ombra di ciò che è illuminato, l’immagine riflessa di uno specchio, ombre danzanti che il fuoco riflette sulle pareti della caverna della nota allegoria inscenata da Platone nel VII libro de La Repubblica (IV secolo A.C.). Quando nel 1991 la band viene al mondo lo fa come partizione dei The Electric Avantgarde, come costola parallela di quel progetto principale. Per un po’ i gruppi procedono parallelamente, ad un certo punto matura il convincimento che i The Electric Avantgarde si sarebbero dovuti avvicinare a sonorità marcatamente death metal, ma evidentemente il convincimento non era poi così radicato poiché questa svolta non avviene, anzi si sciolgono (per poi risorgere più in là sotto il monicker Dracul). Dalle ceneri dei The Electronic Avantgarde Mozart crea gli Umbra Et Imago. Nel 1992 arriva la prima pubblicazione, “Träume, Sex Und Tod”, un titolo che è già paradigmatico dell’intero concept Umbra Et Imago, sogni, sesso e morte La copertina del disco non fa sconti, dalle tenebre emerge una donna nuda, lasciva, vagamente inquietante e diabolica, forse l’incarnazione stessa degli Umbra Et Imago emersi dal buoi per condurci nel loro mondo (di perdizione). I testi sono in inglese, tedesco e latino, le atmosfere sono oscure, ieratiche, declamatorie, solforose, sensuali, Mozart è stentoreo, le tastiere onnipresenti, la batteria spesso detta il ritmo in modo marziale e pressante. Complessivamente il sound è scarno, spettrale, disagevole.
Nello stesso anno gli Umbra Et Imago si esibiscono dal vivo e da subito scelgono di fare ricorso ad abbondanti effetti visivi. L’immagine che la band si costruisce sui palchi è eccentrica e stravagante, a tal punto da venire anche aspramente criticati per le loro trovate ed i loro “eccessi”, considerati evidentemente tali ma in realtà mezzo espressivo caratterizzante e fisiologico del gruppo. Sin dal loro primo album e dal loro primo concerto gli Umbra Et Imago possono essere considerati a tutti gli effetti una concept band, il cui nucleo identitario ed ideologico ruota attorno all’idea freudiana di sesso, ovvero il centro della vita, il Big Bang di ogni desiderio e di ogni pulsione vitale. La sfumatura sessuale non di rado si colora di livree sadomasochiste (la forma più intellettuale di sessualità a detta della band), descritte attraverso testi piuttosto cinici e diretti. Basti pensare agli scritti del Marchese De Sade per trovare un’ideale affinità elettiva, sebbene gli Umbra Et Imago non sembrino assumere la stessa vena nichilista e distruttiva, bensì eleggano il sesso ad ancora di salvezza. I loro testi sono dominati da un sottile umor nero, talvolta sono sognanti visioni oniriche, magari allucinate, financo mortifere e psichedeliche; altrove non risparmiano dure critiche ai vizi umani, in primis al perbenismo ed all’ipocrisia, fino ad assumere esplicite posizioni politiche, non da intendersi a favore di questa o quella parte politica (sebbene si possa escludere che gli Umbra Et Imago si collochino a destra) quanto piuttosto a favore di certe battaglie ideali, come i diritti degli animali, la libertà di espressione, l’uguaglianza, l’avversione alle degenerazioni del capitalismo, al nazionalismo e al fanatismo religioso. Interessante però il fatto che la band sappia non prendersi troppo sul serio, alternando vere e proprie messe gotiche a parentesi ben più prosaiche e divertite, segno di grande intelligenza.
III – Gotico Erotico
Nel 1993 arriva “Infantile Spiele”, seguito coerente di “Träume, Sex Und Tod”. Se nella track-list del primo album trovava spazio “Erotica”, qui abbiamo “Gothic Erotic”, e si affaccia anche la tematica vampirica con “Vampire Song”, humus perfetto per lo sviluppo della atmosfere care agli Umbra Et Imago. Ad eccezione della conclusiva “Gefühle Zerplatzt”, dall’album sono pressoché assenti le chitarre elettriche, l’impronta del sound è chiara ed inequivocabile, electro dark wave. Ci sono alcune fuoriuscite dalla band e questo cambiamento coincide anche con un ripensamento delle coordinate musicali, non uno stravolgimento ma una decisa curva nella direzione di marcia degli Umbra Et Imago. Non ho fatto notare a caso la chitarra elettrica come strumento; in “Gedanken Eines Vampirs” (1995) è presente subito sin dalla opener “Viva Lesbian”. Il mondo gotico di Mozart e soci vira verso il rock pur senza rinnegare la matrice electro dark wave. A partire da questo album progressivamente le composizioni degli Umbra Et Imago si assesteranno su di una forma canzone sempre più netta e definita, ci sarà meno situazionismo, meno ambiente (ma non meno atmosfera), si affacceranno più riff, più ritornelli, più schemi ritmici riconoscibili e in qualche misura ballabili e cantabili. Gli Umbra Et Imago scommettono sul perfetto ibrido tra la loro natura primordiale di creatura concettuale, filosofica ed intellettuale, e un act che non teme la musicalità ed anche una aperta commercializzazione, di club in club, di radio in radio, pur gravitando in un ambito sostanzialmente underground. Titoli come “Genealogie Der Moral” mantengono un profilo alto concettualmente parlando, ma è anche vero che ad essi si affiancano le frequenti incursioni nel mondo dell’erotismo, del vampirismo e della necrofilia. Alto e basso, come nella Commedia di Dante.
Nel 1996 “Mystica Sexualis” prosegue il percorso intrapreso, a metà strada tra metal e gotico, il sound degli Umbra Et Imago si fa sempre più corposo e strutturato, sebbene l’album in sé sia a mio parere meno riuscito e ricco di spunti rispetto tanto al suo predecessore che soprattutto al suo successore, nonostante un titolo-manifesto alquanto impegnativo. Sempre a mio modesto giudizio, “Machina Mundi” (preceduto nel 1997 dall’EP “Kein Gott Und Keine Liebe”) inaugura il periodo più felice ed ispirato della band, quello grossomodo compreso tra il 1998 ed il 2004, spalmato su di un totale di quattro album. Il booklet di “Machina Mundi” non tradisce le attese, è un florilegio di seni e deretani con ampio ricorso a modelle fetish il cui corpo viene percorso da pelle nera e scandito da borchie e ferraglia varia. La track-list ospita membri dei cugini Crematory (Lotte Först e Felix Stass), il percorso di inserimento nel filone gothic metal è completato ma c’è dell’altro, la componente electro e dark wave si è a suo modo evoluta indirizzandosi verso il macro insieme della musica industrial, tanto che all’altezza del 1998 gli Umbra Et Imago vengono catalogati senza indugi nella cosiddetta Neue Deutsche Härte (in poche parole: i Rammstein). Gli elementi ci sono tutti, testi scritti principalmente in tedesco, voce maschia, rude, profonda, rutilante, teatrale, chitarre elettriche ben evidenti, sintetizzatori, campionatori e tastiere (a quest’ultime solitamente è deputato il ruolo di contraltare melodico alla durezza delle chitarre e delle ritmiche, assieme a qualche gorgheggio muliebre) ed un deciso apporto derivante dall’universo metal.
La Neue Deutsche Härte è una filiazione linguistica non priva di una certa ironia dalla Neue Deutsche Welle, la “nuova ondata di musica tedesca” originata dal punk rock e dalla new wave (battezzata così da Jürgen Kramer, penna di importanti riviste e fanzine di settore). Un pezzo come la opener “Erwachet” è la quintessenza di quanto appena descritto, ma è ancora più interessante constatare come la track-list di “Machina Mundi” si attesti su livelli medio-alti dall’inizio alla fine, evidenziando spunti variegati, come ad esempio “Es Brennt Die Sehnsucht” che richiama alla mente visioni tribali persino riconducibili ai nativi americani o, di contro, “Don’t Stop To Learn”, dai toni languidi e rugiadosi nel suo ritornello, che vede la voce del corpaccione Mozart doppiata ed accarezzata da quella di Antje S. Felicia degli Impressions Of Winter. Soprattutto, d’ora in poi i critici più pigri, faciloni e superficiali tenderanno a schiacciare gli Umbra Et Imago sui Rammstein (nel ’97 fuori con “Sehnsucht”), come fossero dei fratellini minori col mero vizio di imitare la band di Till Lindemann e soci. Innegabilmente dei punti di contatto ci sono – relativi alla comune appartenenza al filone NDH – ma la genesi e la fisionomia degli Umbra Et Imago contiene sfumature differenti, assai più radicate nel dark sound, nel gothic e nella wave. Concettualmente poi le band non potrebbero essere più distanti, molto più pragmatici, politici, diretti, sfrontati e provocatori i Rammstein, decisamente più esoterici, erotici e mortuari gli Umbra Et Imago. Come accade per gli Insiemi, le due band condividono porzioni di spazio (musicale), ma si riservano anche aree autonome, specifiche, personali, che individuano e definiscono l’una e l’altra in modo differente. Curioso come proprio le peculiarità degli Umbra Et Imago non abbiano mai spinto nessun fine esegeta ad accendere un faro su di un’altra band tedesca con evidenti punti in comune sul finire degli anni ’90, gli Atrocity di Alexander Krull, segnatamente quelli del periodo “Werk 80” / “Gemini”.
IV – Maturità
Nel 2000 è il turno di “Mea Culpa”, pieno di canzoni quasi ballabili, un po’ fighette, complessivamente più morbido di “Machina Mundi” (nonostante la ruvidezza di “Schmerz” e nonostante anche in questo caso il libretto del cd sia a luci rosse). Si tratta certamente di un buon album, sin dall’opener “Lieber Gott” (che ospita Peter Heppner dei Wolfsheim) è possibile farsi un’idea del clima generale che ci aspetterà tra i suoi solchi, bissato da “Prinz Vogelfrei”, “Jahr Und Tag”, “Weinst Du?” (featuring i Tanzwut) e dalla stessa title-track. “Goth Music” ci porta sul pianeta gotico degli Umbra Et Imago, la perfetta colonna sonora per una serata a base di vino rosso, cibo afrodisiaco, drappi neri, pizzo, autoreggenti…. eccetera eccetera. Dopo “Mea Culpa” è il turno di “Dunkle Energie” (2001) che invece incupisce le atmosfere, come da titolo; la personale odissea nello spazio degli Umbra Et Imago, come da copertina. Il songbook dell’album contiene autentiche perle come “Feuer Und Licht” (di nuovo con il featuring dei Tanzwut), la title-track, la marziale “Schweigen Ist Gold” e la splendida “She Is Calling”, un dark anthem rivolto al richiamo ineludibile della Morte. Una di quelle canzoni che da sole spiegano perché gli Umbra Et Imago siano cosa diversa dai Rammstein o da chiunque altro, ovvero perché gli Umbra Et Imago siano gli Umbra Et Imago. La band coverizza “White Wedding” di Billy Idol anche se, per la verità, le canzoni altrui rielaborate in carriera dagli Umbra Et Imago non si sono mai rivelate particolarmente ficcanti, penso anche alle loro rendering di “Rock Me Amadeus” di Falco (“Mea Culpa”) – che tuttavia diventa un loro cavallo di battaglia dal vivo – di “Ballroom Blitz” degli Sweet e di “Light My Fire” dei Doors (“Die Unsterblichen – Daa Zweite Buch”), abbastanza bruttine ma che se non altro svelano un retroterra musicale affatto scontato per dei vampiri gotici.
Nel 2004 pubblicano “Memento Mori”, un album che compie un passo deciso verso il metal. Qui i sodali dei Rammstein vanno a nozze con i paragoni sperticati tra le due band anche se, per quanto da un verso “Sagt Nein” ad esempio abbia un’impronta fortemente rammsteiniana, dall’altro “Sweet Gwendoline” tira fuori tutta l’anima rossa (eros) e nera (thanatos) degli Umbra Et Imago. “Der Wahnsinn”, “Egoismus”, “Stoppt Die Lügen” sono altri eccellenti momenti della scaletta di un album che si rivela solido e massiccio. “Mea Culpa”, “Dunkle Energie” e “Memento Mori” in sequenza mettono assieme una manciata di grandi canzoni, veri e propri classici del repertorio Umbra Et Imago, fermate obbligate in sede live nonché autentica gioia godereccia per le orecchie del pubblico. Il 2005 e il 2006 sono dedicati rispettivamente ad un best of (“Motus Animi”) e ad un live audio/video (“Imago Picta”) che immortala un concerto in un club a Dresda nel 2005. Bisogna aspettare il 2010 per avere quello che lì per lì viene sorprendentemente annunciato come l’ultimo lavoro in studio della carriera della band, “Opus Magnus”. Non sarà così perché puntualmente la promessa verrà disattesa con la pubblicazione di un ulteriore lavoro addirittura diviso in due differenti capitoli, “Die Unsterblichen” (2015) e “Die Unsterblichen – Das Zweite Buch” (2017). “Opus Magnus” è un disco di buon livello, assolutamente gradevole, di mestiere, un maturo album gothic metal di esperienza, che non riserva magari grosse sorprese ma che in alcun modo può essere definito mediocre.
V – Immortalità
E se il nono capitolo discografico poteva far pensare che il picco creativo appartenesse oramai definitivamente al passato, “Die Unsterblichen” parte I (2015) – letteralmente “gli immortali” – arriva a ribaltare questo adagio, stupendo per qualità e per incisività della track-list. La sezione mediana del disco in particolare è clamorosa, con un poker di canzoni che lascia il segno: “Viva Vulva”, “Get Off”, “Sex Vamprire”, “Radio Song”. Ma tutta la scaletta è stellare. Un album da mettere accanto ai quattro tasselli della golden age 1998 – 2004 e che probabilmente finisce col consegnare davvero Mozart e sodali all’immortalità artistica, a prescindere dal prosieguo della loro carriera. Gli Umbra Et Imago sono in formissima, la loro attenzione è riposta su ogni dettaglio, ogni particolare. C’è il consueto gioco di rimandi interni tra i titoli della loro discografia con “Viva Vulva” che riprende “Viva Lesbians” da “Gedanken Eines Vampirs” e “Sex Vampire” che cita “Vampir Song” da “Infantile Spiele”. Così come tra i primi due album c’era stato lo scambio “Erotica” e “Gothic Erotic”, che poi prosegue con “Goth Music” (“Mea Culpa”) e “Gothic Ritual” (“Machina Mundi”). E c’è una cura maniacale dell’aspetto visivo, non solo per quanto riguarda l’estetica degli Umbra Et Imago, i loro costumi, i loro palchi, le loro esibizioni, la grafica dei loro cd, ma anche ad esempio per quanto riguarda i videoclip, con “Viva Vulva” che grazie ai suoi 10 minuti è praticamente un cortometraggio a tutti gli effetti (soggetto a limiti di età e pertanto visibile solo direttamente su Youtube). Negli ultimi anni la sessualità, pur rimanendo una tematica fondativa sempre presente ed importante nell’economia della band, non riveste più quel ruolo preminente rispetto agli esordi, gli Umbra Et Imago si guardano attorno, sembrano più calati nel presente e stimolati dalla realtà quotidiana del loro tempo.
In compenso l’attività live rimane inalterata, con tutto il corredo di modelle seminude (ma direi praticamente nude) dedite ad atti di amore saffico e BDSM, fuochi pirotecnici, candele, leggii, oggettistica varia e costumi di scena. Di recente le linee vocali vedono anche la presenza fissa di Madeleine Le Roy accanto a Mozart, performer on stage ma anche onnipresente nei video della band; e non si fatica a capirne il motivo, essendo una sorta di Pamela Anderson dark partorita dalla mente di un Tim Burton un po’ lussurioso. Per altro nei tre lustri di attività molti musicisti si sono avvicendati all’interno della band, con la granitica certezza però che tutto il progetto ruota ed è sempre ruotato attorno alla figura erculea ed eccentrica di Mozart Munz, vero deus ex machina (mundi) degli Umbra Et Imago, sebbene accompagnato dal sodale e fidato bassista (e tastierista e programmatore e produttore) Lutz. Nel 2017 “Die Unsterblichen – Das Zweite Buch” non raggiunge il climax dell’episodio che lo precede, c’è una flessione, è un album che ha meno frecce al proprio arco, solido ma senza scintille, decisamente metal negli accenti. Ad oggi rimane l’ultimo disco pubblicato dagli Umbra Et Imago.
Discografia Relativa
- 1992 – Träume, Sex Und Tod
- 1993 – Infantile Spiele
- 1995 – Gedanken Eines Vampirs
- 1996 – Mystica Sexualis
- 1997 – The Hard Years (Das Live-Album)
- 1997 – Kein Gott Und Keine Liebe (EP)
- 1998 – Machina Mundi
- 2000 – Mea Culpa
- 2001 – Dunkle Energie
- 2004 – Memento Mori
- 2006 – Imago Picta (live CD/DVD)
- 2010 – Opus Magnus
- 2015 – Die Unsterblichen
- 2017 – Die Unsterblichen – Das Zweite Buch