Tairrie B ha la nomea di essere stata la prima rapper bianca donna (1990), poi è stata tra le prime a fronteggiare una band alternative metal (i Manhole, trasformatisi in Tura Satana), quindi ha speso 15 anni dentro un progetto cucitole addosso come un vestito (My Ruin), diventando un punto di riferimento della scena nu metal e -core, sebbene quelle etichette le vadano sin troppo strette per quanto mostrato in carriera, a cominciare dal pantagruelico album d’esordio dei My Ruin “Speak And Destroy” (1999). Quasi una ventina di dischi all’attivo, un’urgenza di rivolta mai domata, una ruspa col motore perennemente acceso.
Contenuti:
1. Blonde ambition nella West Coast (1990 – 1996)
2. Faster, Pussycat! Kill! Kill! (1997 – 1998)
3. Una rovina gloriosa (1999)
4. La stagione dell’ultraviolenza (2000 – 2013)
5. Il richiamo della West Coast (2014 – 2020)
1 – Blonde ambition nella west coast
Il battesimo musicale di Theresa Beth, classe 1965, non appartiene né al rock duro né tanto meno all’hip hop, i due generi che la vedranno prevalentemente coinvolta in carriera, bensì alla dance, purissima dance anni ’80 alla maniera dei tanti act che all’epoca imperversavano tra synth iper pompati, coloratissimi abiti fluo ed un coiffer sempre a portata di mano per impalcature vaporose ed antigravitazionali. Il singolo di debutto delle duo femminile Bardeux è “Three-Time Lover”, il riscontro è ottimo, decimo posto nella Billboard’s Hot Dance Singles Sales chart e Theresa B si immagina già una luccicante carriera solista. Abbandona la compare Stacy “Acacia” Smith e si affida a Eazy-E, agit prop della West Coast e del famigerato “gangsta rap”, del quale è ritenuto il padrino, nonché leader dei N.W.A. (influentissimi e veneratissimi monumenti del genere, tra le cui fila militano Ice Cube e Dr. Dre) e della label Ruthless Records. Sotto l’ala di quell’etichetta va a riposizionarsi Theresa B (o meglio, con la sottoetichetta Comptown Records).
Il 1° gennaio 1990 esce il suo album solista “Power Of A Woman”, affidato in distribuzione nientemeno che alla MCA. Theresa B dirige le registrazioni, pur coadiuvata dall’apporto di terzi. La copertina è molto aggressiva, la cantante – ora rapper conclamata sotto il nome di Tairrie B, dove B a suo dire sta per “bitch”- si mostra nei panni di una famelica business woman leopardata, sguardo intimidatorio e chioma biondissima (che non rivedremo mai più in testa a Theresa). Dieci tracce tostissime che vengono accolte abbastanza positivamente dalla critica di settore ma che non fanno fare il salto commerciale all’album, a parte un tiepido riscontri ai due singoli promozionali, “Murder She Wrote” e “Swingin’ Wit’ T”. Tairrie racconta che era usanza dei N.W.A. di partecipare fattivamente alle tracce dei loro figliocci artistici, tant’è che Ice Cube scrive il testo per una canzone intitolata “I Ain’t Your Bitch”, lei però lo rifiuta e lo riscrive di sana pianta, denunciando apertamente l’ingerenza in “Ruthless Bitch”. A quanto racconta la diretta protagonista, l’affronto viene punbito a colpi di cazzottoni in faccia alla cerimonia dei Grammy Awards del 1990, in segno di grande cavalleria. Theresa B si rivela una grande incassatrice e rimane in piedi.
Strano a dirsi ma “Power Of A Woman” rimane l’unico album con il team Ruthless. Theresa B va avanti e lavora ad un successore del disco; rimette a fuoco lo stile musicale cercando di distanziarsi dall’influenza dello stile West Coast dettato dai N.W.A.. Le registrazioni procedono lungo il 1993 ma l’album non va in pubblicazione e viene temporaneamente accantonato. Due anni dopo l’orizzonte degli eventi di Theresa B è completamente mutato. Eazy-E passa a miglior vita e la volitiva californiana di Anaheim sceglie di far parte di una band, formando una band chiamata Manhole con dei musicisti di Venice Beach. Il rap degli esordi non è completamente archiviato ma certamente viene travolto e rivoltato come un calzino da una carica rock che investe tanto il decennio quanto anche le corde vocali di Tairrie B. Assieme al sodale Scott Ueda (chitarrista della band), la neo rocker scrive tutti i pezzi dell’album esordio “All Is Not Well” (1996), al basso c’è Rico Villasenor mentre la batteria è percossa da Marcelo Palomino. Come producer viene scomodato addirittura Ross Robinson, già scopritore di Korn, Slipknot e Limp Bizkit, nonché produttore di costruttore del suono di “Roots” dei Sepultura. Il disco è una fucilata e viene immediatamente inserito nel calderone degli epigoni dei Rage Against The Machine, i quali stavano mettendo a ferro e fuoco l’America già dal 1992. Anche il successivo “Relief Through Release” (1997) viene marchiato allo stesso modo. Nel passaggio dall’uno all’altro la band è costretta a cambiar nome per motivi legali e si rinomina Tura Satana, con evidente riferimento al personaggio russmeyeriano di Tura Luna Pascual Yamaguchi, attrice statunitense di origini giapponesi, eternata dal ruolo della cattivissima virago Varla nel cult movie Faster, Pussycat! Kill! Kill! del 1966. Non è poi così difficile immaginare Tairrie come un suo perfetto alter ego.
II – Faster, Pussycat! Kill! Kill!
“Relief Through Release” vede il licenziamento di Ueda in favore del nuovo Scott Mitsuo, un avvicendamento che giova enormemente alla band poiché il secondo capitolo discografico è nettamente superiore per qualità e songrwriting (che tuttavia reca ancora generosa la firma di Ueda). Tairrie B ha sempre rifiutato l’accostamento ai R.A.T.M., ritenendolo troppo riduttivo e non si può darle torto. Se è indubbio che la scaturigine del sound dei Manhole/Tura Satana possa essere probabilmente quella, va anche sottolineato come al pressante funky dei losangelini vengano preferite nuance diverse ed alternative, che si attestano prevalentemente sull’hardcore nel caso di “All Is Not Well”, e che vedono il sovrapporsi di un ulteriore strato darkeggiante (dai tratti morbosi e nichilisti) con “Relief Through Release”. E’ un momento particolare per il rock, nello stereo di un ragazzo della seconda metà dei ’90 coesistono tranquillamente System of A Down, Cypress Hill, Metallica, Deftones, Tool, Nirvana, Prodigy, Red Hot Chili Peppers, Nine Inch Nails, Marilyn Manson, Limp Bizkit, un calderone eterogeneo e composito di stili, sonorità ed attitudini all’interno del quale trovano posto anche i Tura Satana.
Il mio incontro con Tairrie B avviene proprio nel ’97 su Videomusic (probabilmente con il programma Sgrang), emittente sulla quale girava spesso il videoclip di “Luna”, singolo estratto da “Relief Through Release”. Mi bastano quei 3 minuti e 58 secondi per capire che c’è parecchia sostanza sotto. Il video è ipnotico, vagamente riferibile al film L’Esorcista, con Tairrie B nei panni di una specie di Regan, naturalmente il rituale religioso non va a finire benissimo perché Tairrie è combattiva e volitiva, e vomita addosso allo spettatore le lyrics della canzone, atmosfere tese e “gloomy” alla Tool, ma con una sottostante tensione strisciante che strappa via le vene dalla pelle, ma più in generale tutto l’album si rivela davvero eccellente. “Relief Through Release” ha un substrato religioso piuttosto malato e su tutta la tracklist aleggia un sentimento angosciante, apocalittico, (auto)distruttivo. In tal senso la scelta di coverizzare i Nirvana di “Negative Creep” si rivela decisamente coerente e vincente (a mio gusto e parere la cover è persino migliore dell’originale), come guest vocals sul pezzo c’è John Davos dei Korn. Ritmiche sincopate, oscurità, sangue, una spiritualità più folcorica che platonica, eros vs thanatos, il retaggio dei Sixties, sono diversi i topoi che convivono in questi solchi e che guidano gli strumenti della band, unitamente ad una sottotraccia vagamente latina, da provincia americana zotica, rozza e cafona, proprio alla maniera dei film di Russ Meyer evocati sin dal monicker della band. Piuttosto curioso il fatto che i due album escano per la tedesca Noise, dedita a ben altre sonorità nei gloriosi anni ’80 del metal.
I Tura Satana non esplodono a livello mediatico come le altre band del circuito alternative/nu metal coeve, tuttavia si costruiscono una loro fetta di credibilità, sospinti anche dal carisma della frontwoman. Tairrie B assume in tutto e per tutto l’immagine di una vixen dell’immaginario cinematografico provocatorio ed irriverente di Russ Meyer, accentua la sua carica sexy, il trucco è pesantissimo, i capelli neri come la pelle che indossa, il suo sguardo è sempre truce ed il modo di cantare si è progressivamente ingrossato ed arrabbiato. Tairrie è quanto di più distante dall’immagine della modella belloccia ed ammiccante, è semmai una dark lady sempre scompigliata e sul punto di farti un furioso cazziatone. La sua presenza diventa ingombrante, molto più larga della band che guida ed anche stavolta Tairrie decide di intraprendere una (nuova) carriera solista. Non intende proseguire come “progetto Tairrie B“, l’idea di fondo è comunque quella di assemblare qualcosa di collettivo ma dovrà essere uno schema cucito su misura addosso a lei, senza interferenze decisionali esterne. Nascono così i My Ruin, il cui monicker tradisce in modo evidente quanto la chiave di lettura sia strettamente autoreferenziale. La “rovina” in questione è quella di Theresa Beth, esattamente come i testi scritti per “All Is Not Well” descrivevano con impeto cronachistico la sua travagliata biografia all’insegna della violenza, di una famiglia disfunzionale, della misoginia e del maschilismo imperante. L’impostazione dei My Ruin è all’insegna del do it yourself, vita, opere e attitudine di Tairrie B messe in musica, ne ha il completo controllo dalla A alla Z, nel bene e nel male. L’unico sopravvissuto della line-up dei Tura Satana è Palomino (anche se Tairrie poi dichiarerà che proprio il batterista era stato uno dei motivi per i quali aveva sentito l’esigenza di interrompere quell’esperienza).
III – una rovina gloriosa
Il primo atto di questo nuovo stadio esistenziale di Theresa Beth è “Speak And Destroy”, uscito nei negozi europei per Snapper Music il 23 agosto 1999 (seguirà poi la versione per il mercato americano, leggermente diversa a livello di scaletta). Per chi si immagina una naturale e coerente prosecuzione dei Tura Satana la sportellata è fortissima, “Speak And Destroy” è qualcosa di completamente diverso, nuovo, spiazzante, enorme. Sperimentazione è la parola d’ordine, il comandamento, il dogma inderogabile, la nutritissima scaletta del disco (ben 18 tracce) svaria dal metal all’industrial, dall’elettronica al rap, Tairrie recita tutte le parti in commedia, è sexy, è furiosa, è blasfema, è depressa, recita, urla, canta, strepita, uccide. Il primo ascolto è difficile, l’album può apparire dispersivo e poco focalizzato; è questione di aver pazienza e capire quale sia l’obbiettivo di Tairrie B, tuttavia risulta chiaro da subito che non si tratta di un lavoro qualsiasi, vuoto o privo di qualità; è semplicemente tanta roba da poter digerire tutta insieme, il parto di una personalità multipla, sfaccettata e variegata che finalmente trova compimento, la sua dimensione dopo i precedenti episodi discografici sempre troppo ingabbiati a livello di stili musicali. Il fatto che le registrazioni avvengano in luoghi e tempi diversi certamente contribuisce alla frammentarietà del risultato ma, per quanto mi riguarda, tale caratteristica aggiunge e non toglie. Tairrie attribuisce parte del merito dell’album alla chitarrista e co-songwriter Melanie Makaiwi, con la quale divide quei giorni in termini di ispirazione, musica, fatica, alcol e droghe. Accanto a loro e a Palomino, dal vivo si aggiungeranno pure la bassista Meghan Mattox ed il tastierista Todd Osenbaugh.
Il primo singolo che nel giugno ’99 si incarica di far conoscere “Speak And Destroy” al mondo è una cover, “Tainted Love” esplosa nella versione dei Soft Cell ma in realtà incisa originariamente da Gloria Jones nel 1965 e scritta da Ed Cobb dei Four Preps; Tairrie B preferisce giocare sul velluto prima di aggredire il pubblico con un album monstre dalle mille teste. La resa del pezzo è fenomenale e comunque non si tratta esattamente di una canzone indolore visto l’inevitabile rimando a Marc Almond e David Ball, e a tutto il chiacchiericcio originato dal loro ricorso a tematiche scottanti come il sesso estremo, il travestitismo, l’uso di droghe e l’omicidio. La “back song” che accompagna “Tainted Love” è “Blasphemous Girl”, forse la parentesi più violenta (vocalmente parlando) di tutto l’album, il perfetto contraltare della morbidezza elegante e sinuosa di “Tainted Love”. Davvero incredibile come Tairrie B abbia potuto cantare un pezzo simile (e magari ripeterlo sera dopo sera dal vivo) senza lasciarci ogni volta la trachea. Un chorus talmente nucleare e sanguonante che rimane impresso immediatamente, senza possibilità di scampo. Prima dei My Ruin gli Atrocity di Alexander Krull avevano già recuperato “Tainted Love”, proponendola debitamente metallizzata sul loro “Werk 80”, e nel 2001 sarà invece la volta del reverendo Marilyn Manson.
Ad ottobre ’99 arriva il secondo singolo, si tratta di “Terror”, che apre l’album (e del quale esiste anche il videoclip), accompagnato da “June 10th”, due pezzi meravigliosi ma sideralmente distanti tra loro, oltre che completamente diversi anche dalla precedente coppia “Tainted Love” / “Blasphemous Girl”. “Terror” è la quintessenza della natura sperimentale e alternativa dell’album, gioca con il ritmo e con i samples, prepara il terreno a “qualcosa di completamente diverso” (come avrebbero detto i Monty Python). In realtà, a ben vedere, si tratta di una rielaborazione delle spoken words che concludevano “Relief Through Realease” e va intesa come un piccola rivincita di Tairrie B verso tutti quei detrattori che stigmatizzavano la fine dei Tura Satana, ritenendo quella scelta da parte della cantante miope, suicida e rovinosa. Proprio da lì riparte Tairrie, mettendo orgogliosamente in scena la propria rovina. “June 10th” è una litania dolcissima ed amara al contempo, una goccia di rugiada malinconica, la cartolina ingiallita di un amore cancellato dal tempo, che si perde tra ricordi reali e destrutturati, al confine con il mondo dei sogni. Tutta la rivoltosa violenza di “Blasphemous Girl” qui si asciuga e diventa essenza e minimalismo. Da brividi! Sono molte altre le tracce meritevoli di “Speak And Destroy”, da “Close Your Eyes” a “Bright Red Scream”, “da Absolution” a “Diavolina”, da “Cosmetic” a “My Beautiful Flower”. “Sick With It” entra a far parte del thriller 8mm – Delitto A Luci Rosse di Joel Schumacher. Un viaggio lungo circa 60 minuti, complesso e multiforme, che non può lasciare indifferente l’ascoltatore, costretto a condividere le stesse cicatrici della sua narratrice.
IV – la stagione dell’ultraviolenza
All’indomani di “Speak And Destroy” Tairrie B ha parlato e ha distrutto. Tutto ciò che ha costruito è stato funzionale ad un disco gargantuesco e irriducibile, ed è crollato un istante dopo averlo eretto. “Speak And Destroy” è un unicum, un atto solo ed irripetibile che nasce e muore nello stesso momento. Per andare avanti Tairrie deve giocoforza voltar pagina. Il primo passo nel nuovo mondo è rappresentato dall’ingresso in formazione del chitarrista Mick Murphy, nativo di Knoxville, Tennessee, con qualche band heavy metal alle spalle tra l’86 ed il ’99. Mick e Theresa si incontrano ad un party a Hollywood Hills. Si piacciono prima ancora come persone che come musicisti ed avviano una relazione su entrambi i piani. Mentre Meghan Mattox rimane dentro la band, Melanie Makaiwi lascia, l’impronta marcatamente metalcore che sta prendendo il songwriting poco si addice al suo stile chitarristico. Idem Palomino e tutti i restanti musicisti, sostanzialmente assunti solo per il proprio contributo live. La band si compatta, si autoalimenta e dà alle stampa “A Prayer Under Pressure Of Violent Anguish”. Ci pensa Snapper a farlo nel settembre 2000 nuovamente in Europa, mentre contemporaneamente “Speak And Destroy” viene finalmente distribuito in America da Spitfire Records (che un anno dopo si occuperà pure del secondo album). Le parti di batterie vengono curate da Chris Hamilton dei Downset. Il titolo del disco deriva tanto da alcuni libri di preghiera che Tairrie leggeva durante quel periodo, quanto dalla condizione esistenziale nella quale le sembrava di vivere costantemente confinata.
“A Prayer Under Pressure” è probabilmente ciò che Tairrie sentiva di dover fare in quel momento e per questo va rispettata, tuttavia agli occhi di un semplice fruitore della musica dei My Ruin, al netto delle specifiche implicazioni con la parabola esistenziale di Theresa B e con la sua vita sentimentale, il disco si rivela un netto ridimensionamento del sound offerto dall’album d’esordio. Ora i My Ruin si concentrano pressoché esclusivamente su sonorità nu metal e -core, il cantato di Tairrie perde versatilità adeguandosi quasi esclusivamente all’aggressione belluina della musica. La “pressione di una violenta angoscia” si manifesta lungo tutti i 46 minuti di durata del platter senza soluzione di continuità, impoverendo notevolmente di ogni altro contenuto il profilo dei My Ruin. L’originalità dettata dalla voglia di indagare, sperimentare e spingersi oltre di “Speak And Destroy” viene irregimentata in un genere preciso, in uno stato d’animo preciso, relegando di fatto la band ad “una tra le tante”. Tairrie B continua a rappresentare un valore aggiunto, la sua personalità, la sua rabbia, la sua voglia di scardinare lo status quo, abbattere schemi ed abitudini tossiche tanto nel music business quanto nello stile di vita americano, rimangono un motivo di interesse per attenzionare la band, ma a mio parere la gratificazione derivante dalla musica che accompagna i testi di Tairrie diventa assai meno stimolante. Questo non significa che i My Ruin producano musica necessariamente opaca qualitativamente, ma certamente assai più prevedibile e monotona.
Nel 2001 il live “To Britain With Love And Bruises” certifica l’attaccamento alla band da parte della fanbase del Regno Unito (una vera fucina privilegiata di fan per i My Ruin), ma anche lo stato di forma della band, qui al suo massimo splendore se parliamo di entusiasmo ed ambizione dei membri che ne fanno parte, decisamente meno se il punto di ricaduta è il songwriting. Mick Murphy entra come chitarrista, prosegue come songwriter e compagno di Tairrie, e progressivamente si insedia come mente pensante e cuore pulsante della band; ora, poiché è proprio con il suo arrivo che coincide il downgrading dei My Ruin a soldati semplici del metalcore, verrebbe facile fare l’associazione di idee. Da qui in poi e per altri sei album (compresi tra il 2003 ed il 2013), i My Ruin insisteranno lungo questo solco, concedendosi unicamente di intorbidire via via il sound con elementi southern e pseudo stoner, derivanti dal background di Murphy, senza mai smettere del tutto di traumatizzare i confini degli stati del Sud a colpi di metalcore acido, slabbrato, groovy e grumoso, ulteriormente abbrutito dalla ruvidissima e inesauribile gola di Tairrie (oramai settata unicamente in modalità “belva”), e da stravolgimenti di line-up che passeranno dall’essere tutte al femminile a tutte al maschile, con Tairrie (e Murphy) sempre al centro. “The Horror Of Beauty” (2003), che succede immediatamente a “A Prayer Under Pressure”, viene pubblicato da Century Media, presagendo lì per lì magari un salto di qualità distributiva e mediatica, che invece si ridimensiona già a partire da “Brutal Language” nel 2005. Gli ultimi due album, “A Southern Revelation” (2011) e “The Sacred Mood” (2013), più gradevoli della fase di metà anni 2000 che vede anche la release di “Throat Full Of Heart” (2008) e “Ghosts And Good Stories” (2010), sono pubblicati in modo completamente autonomo ed indipendente dalla band, liberi da etichette ed in formato esclusivamente digitale.
V – il richiamo della west coast
Parallelamente il duo si sposa nel 2008, l’anno di “Throat Full Of Heart” e di un brutto incidente automobilistico che richiede cinque interventi chirurgici e quasi fa perdere un braccio a Tairrie. I coniugi si imbarcano anche in altre attività collaterali come i LVRS (acronimo di Love, Violence, Romance, Sex), un progetto di “spoken word” musicate che arriva a quota tre realese (due digitali mediante il sito web di Tairrie e Mick, ed un Cd fisico) e che viene descritto come un insieme di materiale autobiografico della cantante unito a pura narrativa; i Neanderthal, avventura solista di Murphy in chiave metal strumentale; la Blasphemous Girl Designs, ovvero il merchandise dei My Ruin poi espanso a vero e proprio brand di abbigliamento con relativo store online. A sorpresa nel 2015 Tairrie riscopre le sue antiche radici rap e West Coast incidendo l’album “Vintage Curses”. In occasione di questa release, il regista John Waters (noto per pellicole culto, bizzarre e weirdo come Mondo Trasho, Pink Flamingos, Grasso È Bello e La Signora Ammazza Tutti) definisce Tairrie come la “prima rapper femmina bianca della storia”, marchio che le rimane attaccato addosso come una medaglia.
Nel 2020 Tairrie pubblica “Feminenergy” (coadiuvata agli strumenti da Murphy che si occupa praticamente di tutto tranne che del microfono), un lavoro intriso di istanze sociali come razzismo, sessismo, politica e ingiustizia (che poi sono da sempre gli argomenti dei testi di Tairrie), con una presa di posizione netta ed in derogabile contro il trumpismo, per altro spesso riproposta anche attraverso i suoi social da Tairrie (che fa sfoggio di mascherine anti covid con sopra la bandiera americana e l’imperativo categorico “Fuck Trump!”), e con sonorità che tornano ad unire punk, metal e rap. L’album è messo a disposizione gratuitamente sul web, quasi come una medicina per contrastare le imminenti elezioni presidenziali, nonché in omaggio al trentennale di “Power Of A Woman”. Oggi i My Ruin sembrano oramai appartenere al passato di Tairrie e Mick, lei sta scrivendo la sua autobiografia e pare non avere nessuna voglia di tornare a dedicarsi alla musica, perlomeno nella forma dei My Ruin, semmai concedendosi saltuarie ed estemporanee incursioni musicali tra il rap ed il rock come per “Vintage Curses” e “Feminenergy” e curando la redazione di greatest hits come “The Catharctic Collection” (2020). Murphy da parte sua continua ad assemblare progetti su progetti, Teenage Time Killer, Chevy Metal, The Birds Of Satan, etc., anche collaborando con nomi di pregio come Reed Mullin (Corrosion Of Conformity), Jello Biafra, Corey Taylor (Slipknot), Tommy Victor (Prong), Dave Grohl, Nick Oliveri (Kyuss, Queen Of The Stone Age), Brian Baker (Minor Threat, Bad Religion) ma senza approdare a nulla di veramente concreto e stabile.
Discografia Relativa:
- 1990 – Power Of A Woman (Tairrie B)
- 1996 – All Is Not Well (Manhole)
- 1997 – Relief Through Release (Tura Satana)
- 1999 – Speak And Destroy (My Ruin)
- 2000 – A Prayer Under Pressure Of Violent Anguish (My Ruin)
- 2001 – To Britain With Love & Bruises (live) (My Ruin)
- 2003 – The Horror Of Beauty (My Ruin)
- 2005 – The Brutal Language (My Ruin)
- 2008 – Throat Full Of Heart (My Ruin)
- 2010 – Ghosts And Good Stories (My Ruin)
- 2011 – A Southern Revelation (My Ruin)
- 2013 – The Sacred Mood (My Ruin)