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Sanguis Et Cinis – Alright, let’s goth!

IL VANGELO DELLE SILFIDI

Perlomeno in Italia i Sanguis Et Cinis non hanno mai goduto di un grande seguito, dubito che una retrospettiva a distanza di quasi 20 anni dalla loro ultima prova discografica segnerà una fiumana di click, tuttavia la band austriaca è stata un progetto abbastanza peculiare e, a mio avviso, merita una disamina approfondita. Tanto più che non ne troverete molte altre online, quindi tanto vale togliersi lo sfizio, e allora…. alright, let’s goth!

Contenuti:

1. Piove sangue e cenere sui cieli di Vienna… (1989 – 1996)
2. …E la Sposa si bagna (1997 – 1998)
3. Il contratto con Trisol, ritmi da produzione industriale (1999 – 2000)
4. Epifania americana (2001 – 2007) 
5. Lolita (2008)

1 – Piove sangue e cenere sui cieli di Vienna…

13 febbraio 528, l’imperatore Giustiniano dà il via alla redazione del celeberrimo Codice giustinianeo; 13 febbraio 1503, ha luogo la Disfida di Barletta (13 cavalieri italiani contro 13 cavalieri francesi, durante la guerra tra Francia e Spagna per le conquiste in Italia meridionale); 13 febbraio 1866, Jesse James rapina la sua prima banca; 13 febbraio 1894, Auguste e Louis Lumière brevettano il “Cinematographe” (una combinazione tra cinepresa e proiettore); 13 febbraio 1970, la Vertigo Records pubblica “Black Sabbath”; 13 febbraio 1989, un bel pezzo dopo dopo la nascita del cosiddetto “gothic rock”, dopo che le sonorità di Siouxsie And The Banshees, Magazine, Joy Division, Bauhaus, Killing Joke, The Cure, avevano iniziato a mescolarsi con le ondate successive e con la darkwave (generando a loro volta The Sisters Of Mercy, Christian Death, Clan Of Xymox, etc), a Vienna Eve Evangel fonda i Sanguis Et Cinis. Dalla provincia dell’impero, la periferica Austria (perlomeno a livello musicale), opta per un nome latino (sangue e cenere) per “ribellarsi” all’egemonia anglosassone. Per lo stesso motivo i testi che scriverà saranno inizialmente in lingua madre (ma poi le cose cambieranno…. ah, il mercato!). L’equipaggiamento “starter pack” prevede appena una tastiera ed una chitarra acustica con qualche corda mancante, praticamente ciò che Evangel ha in casa, accompagnato però da una nutrita ambizione e soprattutto dalla urgenza di creare musica, un vero e proprio imperativo categorico interiore kantiano; non gli manca la consapevolezza di essere un completo neofita, non ha grandi doti come strumentista e non sa (per ora) un’acca del music business… beh, come la gran parte di chi inizia a far musica quando inizia a far musica. La visione di fondo però c’è, il “progetto”. I SEC nascono proprio come tali, nel senso più autentico del termine; una scatola da riempire, aperta ad input esterni, dove l’unico collante è il traguardo da raggiungere a valle, non le condizioni di partenza a monte, ovvero: la musica. Possibilmente buona musica. Evangel vive in una specie di comune, una cosa molto bohemienne, una cornice che si presta perfettamente ai contorni di un disegno ancora appena abbozzato. I suoi compagni di viaggio sono anche i suoi compagni di vita, il biglietto d’ingresso nei SEC non prevede credenziali di pregio o sfoggio di virtuosismi, bensì la giusta attitudine. Il rodaggio del progetto dura circa quattro anni, fino a quando nel 1993 si consolida una line-up riconoscibile, prende forma definitiva il materiale da registrare, nonché la competenza minima per registrarlo ma, al momento di concretizzare, lo studio d’incisione va in bancarotta e questo incidente di percorso stoppa momentaneamente i piani.

Nel frattempo Evangel si imbatte in Ashley Daynour, i due legano e collaborano all’organizzano di un concerto dei SEC (1995), qualcosa che – narra la leggenda – sciocca a tal punto il pubblico presente da convincere la coppia che tutto sarebbe finito quella sera stessa, compresi i loro martoriati strumenti musicali. La leggenda invece prende più prosaicamente la forma della cronaca storiografica e la cronaca racconta che dopo vari show tra Austria e Slovacchia, due demotape e l’arrivo in formazione di Celine Cecilia Angel, nel 1996 la M.O.S. Records Ltd – con sede a Vaduz nel Liechtenstein – pubblica gli album dei Forsth (symphonic black metal dalla Svizzera), dei WeltenBrand (symphonic goth dal Liechtenstein), dei Burst (hardcore metal dalla Svizzera) e pure l’esordio dei Sanguis Et Cinis, “Schicksal” (destino), che viene registrato nella vicina Svizzera. Una cinquantina di minuti abbondante declinata in 10 tracce (e due videoclip uniti in una sorta di cortometraggio in VHS chiamato “Das Siegel”), il cui sound viene abbastanza agilmente parcheggiato dalle parti del goth rock con sfumature darkwave e industrial. Evangel intinge le vesti dei Sanguis Et Cinis di nera morte e romanticismo violaceo, erotismo cremisi e nichilismo color seppia (il vecchio rodatissimo binomio Eros e Thanatos). Oltre a Daynour e Celine, assieme all’Evangelico leader ci sono anche Arthur Rosar (chitarra) e Richard Lederer (keyboards). Nessun batterista e per qualche tempo, almeno inizialmente, la band sembra farsene un vanto. Il paesaggio è lugubre ed intimista, vampirico, apocalittico come le campane del giudizio che continuamente rintoccano durante l’album. Il suono della chitarra è compresso ed ovattato (per via anche di una produzione alquanto “cheap” e minimalista, tanto nelle intenzioni quanto nella oggettiva disponibilità finanziaria del progetto). L’atmosfera però c’è già tutta, complice anche l’idioma tedesco che per noi altri europei “non germanici” ha tutto un suo risvolto esistenzialista, austero, severo ed esoterico al contempo. Evangel ricorda il periodo legato a “Schicksal” come particolarmente nero e depressivo; non ha mai fatto mistero di considerare quegli anni come l’età dell’immaturità dei SEC, citando apertamente la “mancanza di talento” che ancora ne segnava la fisionomia, a suo dire. Una notevolissima vena autocritica che non sempre appartiene alle rockstar. Senza essere un capolavoro o una tappa ineludibile del rock gotico, “Schicksal” rimane tuttavia l’esordio dei SEC, a mio modesto avviso assolutamente gobidile, acerbo ma pieno di spunti e con quella freschezza che, nonostante tutto, i debutti portano sempre con sé. Seguono concerti in Germania e Belgio, sangue e cenere iniziano a depositarsi oltre confine.

II – …E la sposa si bagna

Nel 1997 la M.O.S. Records dà alle stampe “Unfreiwillig Abstrakt” (involontariamente astratto), un Ep di 18 minuti che però è molto in ritardo secondo il calendario preventivato da Evangel. Quando anni dopo (nel 2000) la Trisol pubblicherà la raccolta “Tragic Years” (comprendente “Schicksal”, l’Ep e varie bonus track come tracce demo, inediti e quant’altro, sotto la supervisione di Bruno Kramm dei Das Ich), Evangel compilerà le liner notes del libretto ricordando quella coppia di uscite tra ’96 e ’97 come croce e delizia, vuoi per la giovinezza ancora troppo “asprigna” della band, vuoi perché quegli anni furono complicati a livello personale, vuoi anche perché la registrazione degli album ebbe mille ostacoli, in particolar modo quella di “Unfreiwillig Abstrakt”, eccessivamente dilazionato, rispetto al debutto. Non senza una manifesta autoironia la raccolta viene infatti intitolata “The Tragic Years”. Procrastinato o meno, l’Ep segna comunque già una maturazione rispetto a “Schicksal”; “Als Hätte Ich Nichts Mehr Zu Sagen” e “Sententia” sembrano ad esempio piuttosto in sintonia con le scelte stilistiche dei Lacrimosa di Tilo Wolff , un dark sound teatrale, enfatico e sinfonico, mentre “Lebende Fackel” di fatto è sostanzialmente un pezzo heavy metal, sebbene il ricorso alla batteria sintetica (ampiamente sdoganata in ambito gothic) avrà certamente scontentato gli orecchi abituati al denim and leather. Daynour stavolta non è della partita, nel 1996 fonda i suoi Whispers In The Shadow, inizialmente come solo project, fortemente influenzati dai The Cure di “Pornography”, per poi spostarsi progressivamente su lidi più rock, progressivi e psichedelici (ma si metterà anche al servizio dei L’Âme Immortelle come chitarrista). In compenso Evangel viene affiancato da altri sodali ed anche a livello compositivo divide i credits con Arthur Rosar (impegnato tra basso e chitarra). Il drum programming è affidato a Lederer e Daniela Nipp (WeltenBrand) si occupa dei violini.

Anche nella “tragicità” di quegli anni si producono degli effetti positivi, visto che il 1998 diventa il primo gradino importante salito dai SEC grazie all’approdo alla Trisol (Trinity Records fuori dai confini patrii di Germania), label all’epoca ancora giovane (viene fondata nel 1992) ma che rapidamente assumerà un peso “ingombrante” nel mercato della musica elettronica, dark, gotica ed industriale. Il nuovo album dei SEC si intitola liricamente Come il Sogno Intatto Di Una Vergine (“Wie Der Unberührte Traum Einer Jungfrau”), viene nuovamente registrato in Svizzera e fa guadagnare un’attenzione decisamente più ampia che in passato al monicker austriaco, sebbene sempre di circuito “underground” si tratti. Già la provocatoria copertina (ed in generale tutto il concept legato all’artwork, anche internamente) fa molto parlare del disco, pare la trasposizione in chiave horror di un film di Walerian Borowczyk (penso a Interno Di Un Convento, 1978), nunsploitation macabra e sepolcrale. Il disco contiene una delle canzoni più famose dei SEC, se non quella più citata in assoluto, “Die Braut Im Regen” (La Sposa Sotto la Pioggia), per altro in due versioni, l’originale e quella 2.0 adattata su e da Celine Cecilia Angel. La produzione ed i suoni sono molto progrediti, le ritmiche si fanno più quadrate e perentorie, l’incedere complessivo più marziale. Il tedesco è accompagnato dalla traduzione a fronte in inglese. Eve Evangel è accreditato per violini, violoncelli, tastiere, batteria e programming. Si sceglie il nickname “Elektra” e conseguentemente la sua foto è piuttosto “fluida”, ambigua quanto ad identità di genere (come dimostrano anche alcune sue foto d’epoca on stage). L’etichetta di Celine invece fa riferimento alla sua voce da “silfide” (spesso in falsetto) e al suo apporto a livello di cori. Sta guadagnando spazio e visibilità nei SEC, sebbene il suo ruolo di musa ispiratrice sia acclarato sin dai primi giorni Celine è oramai parte “grafica” integrante della visione di Evangel (una vera sposa di Dracula). Il terzo membro della attuale formazione è Rosar, accreditato per basso e chitarre. L’elenco sterminato della strumentazione in uso risulta alquanto velleitario poiché basso, chitarre e batteria (digitale) costituiscono a tutti gli effetti il 95% di ciò che esce dai solchi, i riferimenti al resto sono piuttosto scenografici. Il disco ha un approccio più guitar oriented e rispetto all’inquietudine catacombale degli esordi si dimostra maggiormente interessato ad un erotismo oscuro e decadente (perfettamente incarnato nella silhouette di Celine). “Das Gläserne Zimmer” però ad esempio è un pezzo praticamente punk.

III – Il contratto con Trisol, ritmi da produzione industriale

Sono anni estremamente prolifici per la band che prende a sfornare un disco dopo l’altro, saldamente insediata con Trisol che non molla la presa, evidentemente convinta del potenziale della sua creatura. Nel ’99 arriva l’Ep “Fremde Federn” (limitato a 1986 copie, contenente una cover di “Amadeus” del connazionale Falco, ben 4 versioni di “Die Braut In Regen 2.0”, un remix di “X” dei Dust Of Basement e l’inedito “1986” che definisce il concept… ma soprattutto è difficile scordare questo singolo anche poiché nel libretto Celine appare per la prima volta in abito “adamitico”). Segue a stretto giro il full-lenght “Madrigal”. Celine, ritratta come una farfalla, ruba l’occhio sin dalla copertina, visto che stavolta il suo straripante seno non è nascosto nelle pieghe interne del libretto ma è parte integrante dell’artwork (anche se ne esiste pure la versione censurata). Oltre a Sandra e Raimondo dark, la line-up conta l’innesto di Adore al basso (che nel libretto fa sfoggio della sobria scritta “slut” sul proprio petto) e di Nick Kramer alla chitarra. Eve Evangel continua ad assommare nomignoli, ora è il turno del palindromo “5225”. La scaletta offre undici tracce dal minutaggio alquanto generoso, appena una sotto i 5 minuti e con un apice di oltre 9. “Madrigal” è un disco di assestamento, un ottimo disco di assestamento, nel quale i SEC centrano il proprio sound, lo mettono a fuoco, distendono e dispiegano tutto il repertorio messo in evidenza con “Der Unberührte Traum”. 

Celine è sempre più presente, se la gioca (vocalmente) con Evangel alla pari; “Phantom” è il suo piccolo capolavoro, un ritornello che se non è quello che le sirene cantavano ad Ulisse nell’Odissea poco ci manca; pura ipnosi erotica, lussuria mesmerica letteralmente irresistibile. Mentre con i suoi vocalizzi piega le ginocchia dell’ascoltatore, un tappeto di elettronica cesella ulteriormente questa scultura di voluttà. Il suo falsetto lambisce continuamente la stonatura ma in questa sua “incrinatura” risiede larga parte del suo fascino (differentemente Evangel ha invece sempre modulato le sue linee vocali come una sorta di parlato appena più ritmato). I SEC non sono un gruppo da “hit”, ne hanno scritte forse un paio in tutta la loro carriera, ma non nel senso classico del termine, non si tratta di “hit” riconosciute come tali da un qualche pubblico o schizzate dentro una chart, quanto piuttosto ontologicamente tali, con una struttura ed un ritornello che una volta appresi non ti abbandonano più per l’intera vita. “Phantom” ne è indubbiamente un esempio, l’altro (ed unico caso) è “Fly Away”, contenuta in “TH1RTE3N”. Tutto sommato i SEC sono sempre stati una band da album anziché da singola canzone; per scelta o per incapacità, non hanno mai puntato sul singolo ariete che sfondasse lo stereo, quanto piuttosto su un “mood”, un flusso di coscienza, un corpus che nella sua interezza e omogeneità riuscisse a far schierare dalla sua parte l’ascoltatore. L’album reca scritto l’imperativo militante “stop carnivorism!”, che si alterna sulle varie release del gruppo assieme alle doppie croci opposte e speculari inscritte in un cerchio, e alla criptica raffigurazione di un cervello.

“Amnesia” è un capitolo piuttosto importante nella carriera dei SEC. Apparentemente lo slittamento del sound è quasi impercettibile, fondamentalmente la band è riconoscibilissima e sembra proseguire sulla scia di “Madrigal”; di fatto, se lo si ascolta… lo si riascolta… e soprattutto lo si inquadra “col senno di poi” (pensando a ciò che accadrà nel 2002, allorché verrà pubblicato “Alright, Let’s Rock!”), diventa piuttosto evidente come i SEC stessero preparando il terreno sin da qualche anno prima, iniettando nelle vene del proprio pubblico una robustezza ed una compattezza sempre meno debitrice delle primigenie atmosfere dark e wave. Anche il (definitivo) passaggio alla lingua inglese mette a verbale la fine dell’autarchia e soprattutto dell’idiosincrasia verso il mainstream, ora apertamente corteggiato. “Amnesia” è l’album più rock realizzato dai SEC sin qui ed è una curiosa coincidenza che arrivi proprio all’alba del nuovo secolo e millennio, evidentemente un predestinato ad inaugurare una nuova era. Tutta l’intelaiatura ruota attorno alle chitarre, le ritmiche sono potenti e spartane, i “nuovi” punti di riferimento di Evangel e Celine sono realtà come i The Sisters Of Mercy e i The Cult di Ian Astbury, naturalmente filtrate secondo la sensibilità degli austriaci. Alla luce di “Amnesia”, lo shock che provocherà la svolta di “Alright, Let’s Rock!” (un album programmatico fin dal titolo) viene parzialmente ridimensionato e soprattutto compreso, quando invece all’epoca quella release venne accolta come un tradimento ed un passo falso imperdonabile. Spesso capita di sentir definire “Amnesia” il miglior lavoro della band (“spesso” nei limiti in cui potete leggere spesso di una band come i Sanguis Et Cinis….), certamente è quello più solido e forse è davvero il loro miglior parto (anche se personalmente ho un debole per “Madrigal”), c’è persino lo zampino di Bruno Kramm come produttore. Considerando le intenzioni dei SEC e rapportandole ai risultati conseguiti, indubbiamente “Amnesia” trasmette un senso di maturità artistica e compositiva, una consapevolezza dei propri mezzi, nonostante alcuni trademark della band rimangano intatti, come una certa ripetitività nella struttura della canzone e l’alternanza schematica tra Eve (strofe) e Celine (ritornelli, bridge e abbellimenti vari a corollario). Alla chitarra c’è Nick Kramer, al basso subentra Leigh Gory, della batteria (se c’è una batteria) se ne occupa tale Violet Nemee.

celine

IV – Epifania americana

Il 2001 è un periodo di grandi concerti per la band, che partecipa al Wave Gothic Treffen (il festival più importante al mondo per il genere), suona in Olanda, in Spagna, in Italia, ma soprattutto vola in America, sud America, Mesoamerica e Messico. La trasferta oltreoceano apre un mondo a Evangel, anzi proprio lo spalanca col botto. Obnubilato dalla patria del rock, dai sapori e dagli odori di Elvis, accecato dal sole della Terra delle Opportunità e dalla polvere del deserto, Evangel comprende improvvisamente cosa sia il sogno americano, una condizione dell’anima che può tranquillamente trovare il suo posto anche nei ventricoli di un cuore austriaco. Da questa folgorazione scaturisce il quinto album della band, “Alright, Let’s Rock!” come se i SEC accogliessero un invito rivoltogli direttamente dallo zio Sam. A Evangel e Celine si è unito Phil Angelo Chains, che si spartisce con Evangel le chitarre e suona il basso. Otto tracce più intro e bonus track (il recupero “Dionysos” dai vecchi demotape, risuonata per l’occasione). “Alright, Let’s Rock!” è una gigantesca torsione per i Sangui Et Cinis che dismettono definitivamente i panni dei darkettoni (nelle session fotografiche sembrano una band rockabilly o giù di lì) per diventare una specie di White Zombie più involuti, lagnosi e legnosi, né la produzione molto “raw” e lo-fi aiuta ad alleviare tale impressione. L’album fotografa plasticamente il desiderio di andare verso un luogo del quale il navigatore non ha le coordinate esatte, per cui si procede a tentoni, inforcando strade, poi tornando indietro, provandone altre, alternando scorciatoie ad allungatoie, per poi finire su percorsi completamente sballati. Un album strano e squinternato, “sbagliato” direbbe qualcuno, eppure nel suo essere totalmente inappropriato e “storto”, “Alright” emana un fascino perverso, ed accompagnare i SEC in questo loro viaggio chiaramente inadeguato ha un che di morboso. Celine non è più una silfide ma sembra la ragazzaccia del capo della gang, mentre attorno alla band impegnata a suonare sfrecciano indemoniate le macchine del campionato Nascar di Daytona. Chi non ha mai apprezzato i SEC ha un motivo in più per continuare a farlo, chi ne era innamorato adesso ha un motivo per sentirsi tradito. Quale target volessero accontentare Evangel e Celine è impossibile a dirsi, molto probabilmente troppi o nessuno; magari si sono semplicemente assunti un rischio suicida, sinceramente annebbiati/devoti al nuovo giocattolo tutto a stelle e strisce che intendevano costruirsi, senza un adeguato tutorial (erano altri tempi, Youtube sarebbe arrivato solo nel 2005).

Il ferro si batte finché è caldo e rientrati in studio con l’assistenza del marpionissimo Alexander Krull (Atrocity), presso i suoi Mastersound Studios, i SEC incidono “TH1RTE3N”, accogliendo in formazione Marvin XXX, il quale prende in carico la seconda chitarra di Phil Angelo Chains (ora impegnato unicamente al basso). L’artwork fumettoso è decisamente più elegante di quello minimalista e un po’ sfigato di “Alright, Let’s Rock!”, anche se l’iconografia rimane di fondo la stessa, con vecchie auto anni ’50, sceriffi, pistoloni, le sagome dei canyon in background ed un allure da provincia pulp alla Robert Rodriguez (o peggio, alla Russ Meyer). Tuttavia, a dispetto del poco tempo trascorso e delle medesime regole d’ingaggio, si compie sorprendentemente il miracolo. Il navigatore ha trovato le coordinate, i SEC incidono l’album che volevano incidere, finalmente la formula è giusta. “TH1RTE3N” è un lavoro discreto, stravolge completamente la fisionomia della band di “Schicksal” e “Wie Der Unberührte Traum Einer Jungfrau”, prendere o lasciare. Il pubblico deve decidere se assumere i tratti della vedova inconsolabile o sposare la nuova natura dei SEC, una band completamente rinnovata e trasfigurata. Viene girato un videoclip per “Fly Away”, un vero tormentone maledettamente efficace. Tra le righe, scorrendo bene la scaletta, si scopre “Persecution CompleX” con quella X finale foriera di presagi. Forse per la prima volta il nome dei SEC gode di una certa visibilità, complice un album scientificamente trendy, ruffiano, ammiccante, piacione, in piche parole “fighetto”, pensato e suonato esclusivamente per far breccia. Ecco che allora Celine viene invitata a partecipare in qualità di guest su “Tineoidea” dei connazionali Samsas Traum, ma pure su “Aseptic White” dei torinesi Digitalis Purpurea; insieme a Evangel sponsorizza il catalogo fashion X-tra-X con tanto di foto promozionali e partecipa ad un tributo ai The Cure (con “Friday, I’m In Love”). Dal sud Africa alla Germania, dalla Svizzera alla Russia, i SEC vanno a suonare ovunque e si arriva al 2006, quando entra in produzione il settimo album. Non sarà mai pubblicato, nel 2007 sangue e cenere smettono di piovere sui cieli di Vienna, i Sanguis Et Cinis cessano di esistere.

cinis cinis

V – Lolita

Cosa sia successo in seno alla band e soprattutto tra Evangel e Celine non l’ho mai saputo ma è lapalissiano che qualcosa si spezzi, repentinamente ed irrimediabilmente. Evangel non ci mette granché a “rifarsi una vita”, nel 2008 è già a cavallo dei Lolita KompleX, il cui immaginario prosegue quello dei SEC, deformandolo ulteriormente. Ora Evangel guarda al mondo del visual key giapponese, ibridandolo con le suggestioni perniciose delle band lolitesche, dove ragazze giovani (o vestite da giovani) si atteggiano come bambole. Infatti davanti al microfono mette l’ammiccante e variopointa Nana. Sostituita la moglie con l’amante (artisticamente parlando), i nuovi coniugi Evangel producono 3 album tra 2011 e 2019, oltre ad un nutrito stuolo di singoli ed Ep (compresa la telefonatissima cover delle t.A.T.u. “All The Things She Said”). Evangel cambia completamente aspetto, adeguandosi ad un nuovo look, perfetto per foto delle session con i Sonic Syndicate o i Bullet For My Valentine, anche se il suo personaggio è un po’ quello del boomer che si imbuca alla festa dei diciottenni. Un epilogo abbastanza inglorioso, a mio modesto parere, anche perché musicalmente i Lolita KompleX non sono davvero niente di che e si limitano a riproporre un innocuo bubblegum punk/goth già un pelo fuori tempo. E Celine? Oltre ad essere una modella, oggi pubblica meravigliose foto di una meravigliosa se stessa su Instagram e Facebook, è diventata recentemente mamma e di tanto in tanto rimembra i vecchi tempi con qualche foto e qualche video, anche se Evangel non viene mai nominato. Da qualche parte ricordo di aver letto accenni ad un suo fantomatico disco solista ma di fatto non ho mai trovato riscontri concreti al riguardo. Purtroppo. In rete è possibile trovare live set anche molto recenti, ad esempio un Wave Gothic Treffen del 2019, con Evangel (ormai completamente calato nei panni di Nabokov) che intona pezzi dei Sanguis Et Cinis e con Nana al posto di Celine, un sacrilegio per il quale i miei occhi – manco a dirlo – hanno lacrimato sangue e cenere!

Discografia Relativa

  • 1996 – Schicksal
  • 1997 – Unfreiwillig Abstrakt (Ep)
  • 1998 – …Wie der Unberührte Traum einer Jungfrau
  • 1998 – Fremde Federn (Ep)
  • 1999 – Madrigal
  • 2000 – Amnesia
  • 2000 – Tragic Years (compilation)
  • 2002 – Alright, Let’s Rock!
  • 2003 –TH1RTE3N

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